10 Giugno 2025

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“Eccomi, manda me!”

Il 14 giugno la candidatura al Diaconato di Michele e fra Giovanni

Sabato 14 giugno alle ore 18.30, nella parrocchia di Dogana (RSM), la Chiesa di San Marino-Montefeltro accoglie il proposito di prepararsi all’ordinazione diaconale manifestato da fra Giovanni Magini e Michele Colombini con la celebrazione del Rito di ammissione agli Ordini sacri, presieduto dal Vescovo Domenico.

Giovanni Magini, da oltre dieci anni membro dell’associazione pubblica di fedeli “Benedettini della Divina Volontà” nella comunità della Pieve di Carpegna, di cui è priore, si candiderà al Diaconato transeunte, essendo orientato al Presbiterato. Ha completato gli studi teologici presso la Facoltà Pontificia Antonianum (Roma).

Michele Colombini si candiderà al Diaconato permanente, con il consenso della moglie Federica Achilli, dopo aver conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso il nostro Istituto Superiore “A. Marvelli” (Rimini).

Pubblichiamo di seguito un’intervista fatta ai due futuri candidati.

Michele, come stai vivendo questi giorni in attesa della candidatura al Diaconato?

«Con grande gioia e gratitudine. Primo perché sto trovando affetto sincero attorno a me da parte di tante persone che gioiscono di quello che sta per accadere e che sono certo mi stanno accompagnando con la preghiera. Secondo perché questo periodo di preparazione è stato anche occasione di riscoperta dei doni che il Signore ha già voluto offrirmi nella vita e di rileggere la mia storia con uno sguardo nuovo. La preparazione ha coinvolto anche Federica, mia moglie, con la quale siamo andati a “visitare” il giorno del nostro matrimonio e, proprio in virtù del “sì” che insieme abbiamo detto, mi preparo al grande dono che il Signore farà ad entrambi».

E tu fra Giovanni? Come è nata in te la vocazione al Diaconato? Quando hai deciso di consegnare nelle mani del Signore la tua disponibilità?

«In questi giorni sto cercando di abbandonarmi a Dio, a come Lui vuole farmi vivere questo significativo passo. Non so se sia nata mai in me una vera e propria vocazione al Diaconato, perché nel mio caso non sarà una vocazione permanente, ma un ponte verso il traguardo definitivo del Presbiterato. Nell’accezione specifica del termine, spero possa essere già un’esperienza umile e vera di servizio alla comunità benedettina di cui faccio parte, alla parrocchia della Pieve di Carpegna e alla Diocesi».

Michele confida che, nel suo caso, «tutto è iniziato con una frase, una battuta», che lo ha colpito durante il corso di preparazione al ministero del Lettore. Quelle parole gli «sono rimaste dentro» e hanno donato «un senso diverso alle attività che svolgeva»: il servizio all’interno dello scoutismo, i vari incarichi in parrocchia (coro, liturgia, animazione corsi in preparazione al matrimonio…), che l’hanno portato, negli anni, a chiedersi «se il Signore non lo stesse chiamando», quando quella frase gli «girava per la testa». «La decisione definitiva però ─ racconta ─ ha richiesto diverso tempo, probabilmente perché io sono un testone e ho dovuto combattere con il mio desiderio di avere tutto sotto controllo, cosa che, quando si ha a che fare con il Signore, va messa da parte. Ovviamente non da rassegnati, ma perché certi dell’Amore incondizionato del Signore per noi, e poiché ─ come attesta il motto del nostro Vescovo Domenico ─ “nell’amore non c’è timore”».

Qual è il percorso di discernimento e di formazione per un diacono?

«Riguardo alla formazione tutto sommato la questione è facile ─ spiega Michele ─ nel senso che si è trattato, almeno nel mio caso, di iscriversi alla Laurea triennale in Scienze religiose. Un percorso che certamente richiede fatica, impegno e costanza, ma, almeno personalmente, è stato veramente arricchente da un punto di vista formativo e soprattutto umano, in termini sia di crescita personale che di possibilità di stringere amicizie nuove e profonde».

«Definire il percorso di discernimento ─ continua ─ è certamente più complicato; nel mio caso ho dovuto ad un certo punto reimpostarlo perché non stavo andando da nessuna parte, troppo preoccupato a capire se sarei stato “capace”. Importante è stato trovare qualcuno che mi accompagnasse nella preghiera, mi aiutasse a farmi le domande giuste per capire, non tanto se rispondere o meno alla chiamata, ma quale fosse “la mia chiamata”, quale fosse la direzione che il Signore voleva per me, in modo poi da essere in grado di rispondere».

Fra Giovanni ha scoperto la vocazione al sacerdozio dentro la vocazione monastica nel cammino compiuto all’interno della sua comunità. «Da allora ─ ricorda ─ mi sono affidato al Superiore padre Elia, al mio padre spirituale John Macon e ho cercato di corrispondere come potevo a questa chiamata. Credo che la formazione migliore per il Diaconato e, nel mio caso per il Presbiterato, sia quella di crescere nella vita interiore grazie alla preghiera, oltre che allo studio e al discernimento svolto con il Vescovo e con i vari Superiori e Direttori». «Un buon discernimento ─ continua ─ credo debba basarsi sulla consapevolezza di non essere mai arrivati e mai preparati abbastanza. Il ministero che ci si prepara a svolgere offrirà sempre più sfide di quante saranno le nostre competenze e sicurezze formative. Tuttavia, sono convinto che potranno diventare occasioni di crescita e di gioia se, affrontate non senza fatica, ponendo Cristo al centro della nostra vita».

Fra Giovanni pensa sia importante, inoltre, «riconoscere di potere e dover sempre imparare non solo dai libri, dai corsi e dalle catechesi, ma da tutti, dagli stessi fedeli verso i quali rivolgiamo il nostro impegno». In definitiva, emerge «l’importanza di ricevere e non solo di dare. Perché ci riconosciamo bisognosi per primi di quelle cure e di quel calore che solo l’amore sa dare».

Michele e fra Giovanni, «con il sacramento dell’Ordine ─ queste le parole del Rito di ammissione al Diaconato ─ saranno abilitati a continuare la missione salvifica compiuta da Cristo nel mondo, (…) serviranno la Chiesa con la Parola e i Sacramenti, edificheranno le comunità alle quali saranno mandati».

Siamo grati per la loro risposta generosa alla chiamata, come pure a quella della famiglia di Michele e della comunità religiosa di fra Giovanni, profondamente coinvolte nel tempo di preparazione e nel futuro esercizio del loro ministero. Li accompagniamo non solo partecipando alla celebrazione, ma anche nella preghiera perseverante per loro, nell’incoraggiamento e nella comune obbedienza alla volontà del Signore di servirlo nei nostri fratelli.

Via Cesare Cantu' 5, 47891 Serravalle Campolungo, San Marino
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