Inaugurazione dell’anno liturgico-pastorale 2025/26
«A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque in te spera non resti deluso» (Sal 24,1-3).
(da registrazione)
Miei cari,
questa è l’antifona che domani leggeremo all’inizio delle celebrazioni eucaristiche della Prima Domenica di Avvento, dove il nostro respiro di speranza nasce dalla capacità di affidarci e confidare in Dio. La fiducia in Dio, che guida la storia, è il primo atteggiamento che l’Avvento e l’inizio del nuovo anno pastorale ci consegnano. È a lui che affidiamo il nostro desiderio di gioia, di speranza, di salvezza. Attraverso l’impegno delle nostre Comunità di fede questo auspicio di speranza è consegnato anche ai semi delle progettazioni pastorali presentate questa sera. A quei semi è affidata la potenza e la visione della Speranza, che vuol dire prendersi cura del dono della Fede, che abbiamo ricevuto il giorno del Battesimo e che, a nostra volta, vorremmo donare a quanti ci chiederanno di essere introdotti nella comunità cristiana, quella dei discepoli di Gesù, il Risorto, il Vivente, il Figlio di Dio che ci ha promesso la vita eterna. Sì, la domanda di fede è custodia del dono della vita eterna: noi crediamo nella vita eterna. Il seme, in sé, è indifeso; è un segno fragile, piccolo, a volte scartato. Eppure, il seme possiede la potenza di svilupparsi e produrre frutti abbondanti. Ma deve essere seminato e il tempo della semina è un tempo che è preparato dal terreno, un tempo in cui il seme è accolto dal terreno ma deve anche morire, sennò rimane da solo. Ed è soltanto quella morte che lo farà germogliare. Quindi il seme ha bisogno di accoglienza, ma anche di cura, di essere innaffiato. Poi, quando germinerà, sarà potato. Ha bisogno di essere atteso. Che sia proprio l’attesa l’atteggiamento che vogliamo vivere ogni qual volta ci ritroveremo in chiesa per ascoltare la Parola, celebrare l’Eucaristia, condividere la nostra esperienza di fede.
Abbiamo affidato al seme il progetto pastorale delle nostre comunità vive, comunità che auspichiamo siano capaci di testimoniare, in tutti gli ambiti dell’esistenza umana, la gioia del Vangelo, la gioia della vita, la speranza che nasce dalla prossimità. Abbiamo affidato al seme i giovani, i giovani delle nostre comunità, non assenti, ma semplicemente “altrove”, che vogliamo come protagonisti di un cambiamento che sgorga dall’incontro delle loro esistenze con Cristo che, nella comunità cristiana, è vivo e presente. Abbiamo affidato al seme le nostre famiglie cristiane, piccole Chiese domestiche, dove sgorga e si nutre la fede cristiana e ci si adopera per una carità di condivisione e di solidarietà; è nella famiglia “a porte aperte” che abbiamo tutti imparato a pregare, ad essere solidali, ad essere fratelli e sorelle, ad essere custodi gli uni degli altri. “Porte aperte” per chiunque sia ferito, diseredato, triste e bussi al focolaio domestico delle nostre case. Abbiamo affidato al seme dei nostri progetti le piccole comunità, quelle del Montefeltro e quelle di San Marino, che seppure sembrino spopolate e private dei servizi fondamentali, resistono a qualsiasi tentazione di rassegnazione e di abbandono. Resistiamo con il coraggio del Vangelo che vuole prossimità e presenza, capacità di essere intraprendenti e autentici. Non facciamo promesse sterili, seduttive e interessate, ma come cristiani, nelle nostre piccole comunità, che da oggi in poi contempleremo senza aggettivi: non esistono comunità piccole e comunità grandi, esistono le comunità, vogliamo rispondere alla luce della Promessa, che per noi cristiani è la Provvidenza di Dio. Noi crediamo alla Provvidenza: Dio non ci abbandona, non ci lascia soli. È grazie alla Provvidenza di Dio che affidiamo le nostre comunità al comandamento dell’Amore, alla testimonianza della carità, al senso di comunità: una visione e una missione perché queste comunità non siano, come qualche giornale dice, “parcheggi in attesa della loro fine”, ma risposte credibili a quanti si sono smarriti nell’affollamento individualistico di un mondo globalizzato, oggi sempre più rarefatto, caratterizzato da periferie esistenziali causate dalla cultura metropolitana del consumismo, del profitto economico e dell’interesse finanziario. La salvezza giunge proprio in quel Vangelo che trova, nelle nostre periferie, non una lontananza, ma la possibilità di esprimere la vicinanza e il sostegno reciproco, che nutrono il senso dell’umano e della vita che, dall’isolamento e dalla solitudine, va recuperato alla socialità, al senso di comunità.
A questi piccoli semi, che si sono tradotti in poche slides, ma contemplate, accolte, maturate, interiorizzate, abbiamo affidato la prospettiva dei nostri percorsi pastorali. Proprio su queste slides vogliamo pregare questa sera. Sono le icone delle nostre visioni, dei nostri desideri. Sono la possibilità di Dio a cui, come l’antifona di questa domenica ci dice, innalziamo la nostra anima, perché in lui confidiamo. Se ci crediamo, non resteremo delusi.
Al Signore affidiamo il desiderio comune di essere custodi della Fede, custodi dei fratelli e delle sorelle, custodi della storia, custodi del territorio, custodi del futuro, per ripartire dal proposito di consapevolezza che, per essere uomini e donne felici, vogliamo “essere e vivere da discepoli di Cristo”. Così avverrà che l’Avvento del suo Regno di amore e di giustizia, di pace e di verità, troverà corrispondenza nella storia.
Vi riconsegno, pertanto, il Catechismo della Chiesa Cattolica, per ripartire da ciò che ha dato inizio alla nostra avventura di cristiani: la Fede. Nelle nostre comunità, come troverete nell’articolo del “Montefeltro” e nelle ultime pagine dell’agenda pastorale che vi consegneremo alla fine dei Vespri, proveremo a ricostruirci, a riprendere forma, declinando e praticando i quattro fondamenti della nostra vita di fede: la formazione, che è la Fede creduta, la celebrazione che è la Fede celebrata, la testimonianza che è la Fede vissuta, la preghiera che è la Fede pregata.
Vi auguro che sia un Tempo di Avvento profetico, che ci trovi disponibili non in sterili progettazioni, ma in azioni concrete di speranza, che sanno trasmettere e affidare a quel seme il potere della possibilità del sogno di Dio che ci ama di un amore immenso e ci dona la vita.
Comunità vive, giovani protagonisti, famiglie-Chiese domestiche, Chiesa di San Marino-Montefeltro, buon Avvento! Che questo Avvento sia un’esperienza viva di comunità cristiana. Amen.





