21 Ottobre 2025

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Tutelare è “formare per educare”

Intervista al diacono Guido Rossi, coordinatore del Servizio Diocesano Tutela Minori

La Chiesa Cattolica sta rispondendo con un impegno serio e competente al dramma dell’abuso sui minori e sugli adulti vulnerabili. È successo e succede che anche in ambienti ecclesiali ci siano minori e adulti vulnerabili che hanno sofferto e soffrono per questi crimini. La Chiesa non intende in nessun modo coprire situazioni e persone abusatrici e mette in atto ogni sforzo per operare nella sfera educativa.

È da poco uscita la Terza Rilevazione sulle attività dei Servizi diocesani, interdiocesani e regionali per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili e dei Centri di ascolto, che raccoglie i dati relativi al biennio 2023/24. Si tratta dei risultati di un monitoraggio periodico sull’applicazione delle Linee Guida entrate in vigore nel giugno 2019, il testo-base della Chiesa italiana in materia di tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, realizzato su mandato di papa Francesco con l’obiettivo di “custodire, ascoltare, curare”. «Questa Terza Rilevazione – commenta Chiara Griffini, Presidente del Servizio Nazionale per la tutela minori CEI – sembra indicare come le consegne del Santo Padre siano state tradotte in impegno fattivo nelle diocesi e nelle regioni, facendo compiere un ulteriore passo nella consapevolezza che tutelare è “formare per educare”».

L’abuso dei minori e delle persone vulnerabili è ancora per molte comunità un oggetto “misterioso”. Spesso si pensa che non riguardi la propria comunità, ma sempre “altri” e ci si smarca. Inoltre, si sente parlare principalmente di abuso sessuale, ma occorre essere vigilanti anche nei confronti di abusi spirituali, di potere e di coscienza, dai quali può nascere anche l’abuso sessuale.

Dal 2019, in conformità alle Linee Guida CEI, ogni diocesi o gruppo di diocesi (nel caso delle diocesi più piccole) ha attivato un Servizio per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, incaricato di operare su più fronti:

  • Prevenzione: attraverso incontri formativi per catechiste e catechisti, educatori ed animatori, sacerdoti, religiose e religiosi, operatori pastorali e per chiunque operi a contatto con minori.
  • Sensibilizzazione: organizzando eventi, campagne informative, materiali divulgativi e momenti di riflessione destinati a tutta la comunità.
  • Ascolto e accoglienza mediante il Centro di ascolto dedicato a minori e adulti che desiderano segnalare situazioni di disagio, abuso o sospetto di violenza.
  • Collaborazione: lavorando in rete con le autorità civili, i servizi sociali, le scuole e le altre realtà che si occupano di tutela dei minori.

In Diocesi il Servizio Tutela Minori è stato costituito nel dicembre 2019, seguito poi, nel marzo 2021, dall’apertura del Centro di Ascolto. Fanno parte dell’équipe alcuni sacerdoti e laici con varie professionalità: psichiatri, psicologi, educatori, insegnanti… (cfr. “Montefeltro” n.10/2022 pag. 21).

L’attenzione delle comunità per i piccoli c’è sempre stata, basti pensare alla valorizzazione dei percorsi di iniziazione cristiana e alle iniziative per i bambini e i ragazzi, ma è parso necessario andare più in profondità per operare un rinnovamento ecclesiale, un cambio di mentalità, per mettere al centro di tutta la comunità, e non solo dei parroci, la cura e la tutela dei piccoli e delle persone vulnerabili, ma soprattutto per educare ad una cultura del rispetto e della dignità di ogni persona, anche del bambino, dell’adolescente e della persona adulta ma vulnerabile, fragile.

Per meglio comprendere la realtà e le sfide del Servizio Diocesano Tutela Minori (SDTM), abbiamo intervistato il coordinatore, Guido Rossi, diacono della Diocesi di San Marino-Montefeltro e assistente spirituale della Caritas diocesana.

Guido, quali sono le iniziative realizzate e gli strumenti concreti messi in campo dal Servizio diocesano per la cura e la tutela dei minori?

La prima iniziativa direi che sia stata la chiamata alla disponibilità, rivolta a persone, in particolare psicologi, psichiatri, educatori e altri, a farsi carico di questa importante attenzione. Inoltre, la scelta di mettersi in rete rispetto alle iniziative del Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori e partecipare ai corsi di formazione per i Referenti diocesani del Servizio e per i Centri di Ascolto svolti a livello della regione Emilia-Romagna. Come strumento concreto va sicuramente segnalato il Vademecum della Diocesi di San Marino-Montefeltro “Cura e tutela”. Si tratta di un opuscolo snello e chiaro che sintetizza e mette in luce i principali temi della tutela minori a fronte di un panorama caratterizzato da documenti molto ampi e interessanti, ma spesso di difficile divulgazione e diffusione. Proprio a partire da questo opuscolo si sono iniziati degli incontri nei Vicariati della Diocesi per la sensibilizzazione sia dei Parroci sia delle Associazioni cattoliche che operano con educatori e giovani.

Quali sono le principali sfide che il Servizio si trova ad affrontare oggi?

Potremmo sintetizzare che due sono i temi che vanno considerati: i casi di segnalazioni di fatti anomali o gravi che potrebbero verificarsi; il problema costante della formazione di tutte le persone che hanno responsabilità in realtà educative o di gruppo, in particolare in relazione ai giovani. Il primo tema riguarda problematiche giuridiche e psicologiche “tecniche”, del tutto specifiche. Quello della formazione ha, invece, un carattere generale: infatti bisogna comprendere che, per chi opera in questi campi e per ogni operatore pastorale, è sempre necessario approfondire conoscenze, metodi di comportamento o, in sintesi, “buone prassi” per formare una sensibilità specifica per operare al meglio.

Come ritieni possibile coinvolgere le comunità e le famiglie in questo ambito educativo così delicato?

I documenti, anche ben fatti, sono importanti, ma non possono essere esaustivi. È ovvio che non è possibile trasmettere tutto e recepire tutto in ambiti molto diversi e anche umanamente e tecnicamente complessi e specifici. È allora essenziale la presenza, il dialogo e il confronto; è importantissimo che i Parroci, gli educatori, i gruppi, sentano vicina la presenza di persone che, a vario titolo, possano essere di aiuto e di supporto sia nell’affrontare problematiche specifiche sia percorsi di formazione.

Il Centro di Ascolto ha ricevuto segnalazioni in questi anni?

Fortunatamente no, ma non va mai abbassata la guardia. Probabilmente c’è anche poca conoscenza dell’esistenza di questo servizio.

Che messaggio vorresti lasciare alla Diocesi?

Approfondendo queste problematiche ci si rende conto che questi temi coinvolgono un po’ tutti o, meglio, si fa fatica a dichiararsi “estranei”. La grande maggioranza dei casi di questo reato e peccato gravissimo avviene nelle famiglie e nel cosiddetto “circolo della fiducia”, là dove i minori o le persone vulnerabili vivono e sono “affidati” (addirittura il 90% degli abusi avviene in ambito famigliare e, subito a seguire, negli ambienti dello sport e della scuola). Il peccato ha coinvolto pesantemente anche uomini di Chiesa. Ora la Chiesa deve mantenere il rigore in questa materia, non nascondere gli abusi e prendere i provvedimenti necessari. Un appello per tutti: non tacciamo, ma sottolineiamo il fatto che questo impegno da parte di tutti fa onore alla Chiesa, che ha saputo chiedere perdono e ripartire, con umiltà e nuovo slancio, dalla cura dei più piccoli. Ogni bambino e ogni persona fragile ci appartiene.

A cura di Paola Galvani

 

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