16 Luglio 2025

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Venerdì 1º agosto si festeggia San Leone, patrono della Diocesi

Tra spiritualità e convivialità

Nel cuore dell’estate, venerdì 1° agosto, un appuntamento a cui non mancare: si celebra la Solennità di San Leone, che, insieme al Santo Marino, è patrono principale della nostra Diocesi.

Alle ore 18, presso la Cattedrale, S. Messa presieduta dal Vescovo Domenico e concelebrata da tutti i sacerdoti. Al termine processione per le vie di San Leo e benedizione solenne sulla città e sulla Diocesi.

In programma diverse iniziative, tra spiritualità e convivialità.

Un po’ di storia: San Leone da Montefeltro

Per ricostruire a larghe maglie la presenza del Santo nella nostra terra, a tutt’oggi, facciamo ricorso anzitutto ad una consolidata millenaria tradizione. Essa è suffragata da importanti testimonianze lapidee, da accenni nelle storie di altre Chiese locali e di altri Santi, dalle opere monumentali dell’Ughelli e dei Bollandisti, e soprattutto da una devozione che compare già in una lettera di papa Gregorio II al prete Lupicino del 712. In quell’anno il pontefice incarica il menzionato sacerdote a prendersi cura dei monasteri di San Leone e di San Severino, dove gli edifici vanno intesi come piccoli luoghi di culto, non grandi abbazie benedettine. Il monastero di San Leone era posto sul Monte Feretrio; si può pensare al primo locale luogo di culto sorto anche a protezione del sarcofago del Santo, già meta di pellegrinaggi.

Il monastero di San Severino sorgeva invece nella zona tuttora chiamata San Severino, dominata da una chiesa suburbana con funzioni parrocchiali protrattesi fino al 1976. Detto edificio sacro è legato al prodigio della restituzione della parola ad un muto avvenuto in quel luogo nel 488 presso il corpo del Santo, di passaggio nelle nostre zone, trasportato dal suo popolo cacciato dal Norico (Austria) da lui evangelizzato. Oggi quel corpo santo è venerato a Fratta Maggiore presso Napoli. L’evento è descritto da Eugippio Monaco, discepolo e biografo del Santo.
In detta biografia, datata 511, troviamo la più antica citazione del toponimo “Montefeltro” nell’indicazione “apud Montem Feletem”.

Verso la fine dell’VIII secolo, con l’avvento dei Carolingi, chiamati dal pontefice per far fronte ai minacciosi Longobardi, con la riorganizzazione delle diocesi, sul Monte Feretrio sorse gradualmente la cittadella episcopale fortificata, con chiese, palazzi e pertinenze di servizio. Nell’826, come trovasi nella cronotassi dei vescovi feretrani, è presente Agatone, che probabilmente non è il primo nella serie dei presuli, essendo il luogo titolato “civica” già più d’un secolo avanti.

Nel IX secolo, come documentato nei rispettivi cibori, esistono già irrefragabilmente le chiese di San Leone e di Santa Maria costituenti, secondo i più recenti studi (Piva, Cerioni, Lours), la cattedrale doppia, chiamata anche quartiere cattedrale, realtà comune nell’alto medioevo. Poi, intorno al 1030, forse in seguito ad un evento traumatico, Santa Maria viene ristrutturata assumendo la forma protoromanica che vediamo oggi, mentre San Leone, nella seconda metà del XII secolo, per iniziativa dei conti Montefeltro, signori locali, cresce nelle dimensioni, nelle forme magniloquenti e nella tecnica edificatoria del romanico maturo di stampo cistercense.

Così il Duomo, affiancato dalla poderosa torre campanaria-fortezza, custodendo nella cripta il sarcofago del Santo, diviene la Cattedrale della diocesi-contea demandando a Santa Maria le funzioni parrocchiali e pievane. La devozione al nostro Santo si mantiene costante nei secoli, suffragata sin dalla tarda romanità dalle iscrizioni sul sarcofago e cioè dal cosiddetto “testamento spirituale”, dove una mano estranea introduce il testo facendo menzione di “Sanctus Leo”, per passare alle due scritte sullo spiovente opposto contenenti le suppliche dei devoti Cunstantio e Malus, alla piccola lapide lì presso immurata dove si chiede la sepoltura nei pressi di quelle sante reliquie, ai resti del ciborio del Duomo del IX secolo che nell’arco frontale porta la dicitura “de donis Dei et Sancti Leonis sacerdotis et confessoris”, al bustino con cartiglio, recante le lettere capitali LEO, posto in alto alla sinistra del portale. Infine vi è la serie di diplomi dell’imperatore Ottone I fra il 962 e il 964 e i vari documenti dei secoli seguenti dove, dal toponimo Mons Feretrus, si passa gradualmente a “Petra Sancti Leonis” e infine, con Dante, a Sanleo contratto in un unico termine.

I redattori delle storie di San Marino non mancano mai di citare San Leo sacerdote, suo compagno e maestro. È nostro proposito, stimolati da fede e devozione sincera per il Santo, implementata dai parroci degli ultimi cent’anni, approfondirne la conoscenza e spendersi affinché siano messi in pratica nella nostra comunità i due fondamentali insegnamenti, quasi comandi, che traspaiono dalle lettere scalpellate e reiterate sulla sua tomba: “Tutti ringraziamo sempre il Signore… pregate sempre il Signore”.  U. G.

Via Felice Cavallotti 1, 47865 San Leo Le Celle, Emilia-Romagna Italia
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