Sabato 7 giugno, nell’antica chiesa madre della Diocesi di San Marino-Montefeltro a San Leo, «dove tutto è iniziato per la nostra Chiesa particolare», il Vescovo, mons. Domenico Beneventi, ha presieduto la S.Messa nella Vigilia della Pentecoste, alla presenza di molti sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, rappresentanti degli Uffici Pastorali e delle Aggregazioni ecclesiali e fedeli. Un momento unitario per la Chiesa particolare riunita per accogliere il dono dello Spirito Santo che abilita e invia alla missione.
Mons. Beneventi ha richiamato la responsabilità dell’annuncio del Vangelo, denunciando i mali delle comunità in cui «si delega agli altri, si punta il dito e si cercano sempre dei colpevoli se qualcosa non va bene, ci si siede gli uni a fianco agli altri senza conoscersi, si vive da estranei la comunità, si mette il peso della comunità sulle spalle del parroco…».
«Non dobbiamo convertire gli altri ─ precisa ─ ma dobbiamo convertirci noi a Cristo per essere testimoni del Vangelo e per ripetere l’esperienza delle prime comunità, che erano attraenti perché vivevano con “un cuor solo ed un’anima sola”». «Com’è possibile realizzare tutto questo?». Risponde citando le prime parole di Papa Leone: «Scomparendo». E aggiunge: «Noi dobbiamo scomparire nella luce del Vangelo. Dobbiamo nutrirci a tal punto della speranza e della bellezza di essere discepoli di Cristo che, con san Paolo, dovremmo poter dire “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”, dove l’io, così come succede nel Battesimo, muore a sé e rinasce alla speranza della risurrezione».
Riferendosi a chi non è stato presente alla Veglia segnala la mancanza del senso di appartenenza alla Chiesa e del senso di responsabilità per l’essere direttori di un Ufficio o responsabili di un’associazione «perché, quando si è insieme agli altri si scompare, non ci si sente più protagonisti». Ma «una Chiesa che sostiene l’egocentrismo e la mania di dover essere a tutti i costi al centro dell’attenzione non porta a Cristo, bensì allo smarrimento di Babele».
Come anticipato il Giovedì Santo ai sacerdoti e ai diaconi, la Solennità della Pentecoste è per il Vescovo il momento favorevole per «avanzare nel mar Rosso», dopo un anno di ascolto e di conoscenza. Questi i cambiamenti attesi in Diocesi: cambiamento di parroci, cambiamento di direttori di Uffici Pastorali e cambiamenti in Curia, ma soprattutto cambiamenti nel modo di concepire le nostre comunità». «Non si cambia ─ aggiunge ─ facendo i conti di quanti preti abbiamo, dobbiamo cambiare perché sono la storia e l’oggi che chiedono alle nostre comunità di essere comunità di fede che attendono il dono e l’effusione dello Spirito».
Il Vescovo Domenico termina la sua omelia esortando a «recuperare il senso della Chiesa e la presenza del Risorto che si manifesta nella comunione», ringraziando i parroci «per aver dato la propria disponibilità al cambiamento» e i direttori degli Uffici «per il loro generoso servizio», e chiedendo a tutti i fedeli di «amare la propria Chiesa particolare». «Non siamo né di Pennabilli, né di San Leo, né di San Marino, né di Pietracuta, ecc. – puntualizza ─ ma siamo Chiesa di San Marino-Montefeltro».