Pellegrini di Speranza

Concerto di Canto Gregoriano e Laudi Medievali a San Leo

Dal nord, solitari o in piccoli gruppi scendevano i pellegrini verso Roma assetati di pace, di senso, di salvezza che il giubileo assicurava loro. Non si poteva trascurare un dono così grande. E allora, camminando e cantando si cercava, cogli occhi rivolti a sud, verso la Città Eterna, un campanile, un chiostro, una croce foriera di speranza. Lì, poi, accolti e ristorati si sostava unendosi alle preghiere e ai canti dei monaci. Genti di stirpi e di lingue diverse diventavano un solo popolo nella fede comune e nella universale lingua latina.

Lasciata alle spalle l’acquitrinosa Padania, quelle genti si trovavano ad affrontare le gobbe boscose dell’Appennino. Facciamo ora mente locale sul nostro fondovalle marecchiese per scorgere a sinistra, su un’imponente altura rocciosa, una torre massiccia affiancata ad una chiesa che il sole rendeva dorata nella sua congérie di pietre tagliate con arte: è la nostra cattedrale di San Leo, luogo d’accoglienza per antonomasia. Raggiunta la meta, dall’interno dell’ampio edificio sacro ci giunge il canto dei canonici al quale ci uniamo aspirando intensamente l’Eterno nella nuvola d’incenso che ci avvolge. Tutta la cattedrale è un unico blocco di pietra sonoro e profumato; sotto il rincorrersi delle sue volte percepiamo un anticipo di paradiso.

Tutto ciò non si distanzia troppo da quanto la Schola Cantorum della Cattedrale di San Leo ha realizzato con il tradizionale Concerto di Canto Gregoriano e Laudi Medievali in occasione della festa del suo santo patrono. Con canti e orazioni abbiamo dato inizio ad un cammino di bellezza e di salvezza: due sostantivi questi che riassumono la realtà del giubileo.

Ugo Gorrieri

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