Aree interne: uno sguardo diverso

Lettera aperta dei Vescovi al Governo e al Parlamento

Chi vive le aree interne ben ne conosce i problemi: lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione; la carenza di infrastrutture e servizi essenziali (sanità, istruzione, trasporti); la debolezza del mercato del lavoro e la scarsità di opportunità economiche. Un circolo vizioso che accentua il divario rispetto alle aree più urbanizzate, aumentando il rischio di abbandono e la perdita delle identità culturali e sociali locali. Chi vive in queste aree, nonostante le difficoltà, vorrebbe essere messo nelle condizioni di poter scegliere di costruire un futuro qui, convinto che le aree ai margini possono essere laboratori di innovazione sociale, in grado di offrire opportunità e risorse.

I Vescovi delle aree interne da alcuni anni hanno avviato un percorso di incontro e confronto per condividere buone prassi e per definire proposte pastorali mirate a sostenere dal punto di vista ecclesiale e sociale questi territori. Nell’incontro dello scorso agosto, in riferimento al quadro delineato dal Piano Strategico Nazionale per le aree interne, hanno sentito l’esigenza di indirizzare una lettera aperta a Governo e Parlamento firmato da 140 tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati per spiegare perché le aree interne non devono essere abbandonate e per suggerire proposte concrete. Non viene condiviso il Piano laddove questo interpreta il calo demografico e lo spopolamento delle aree interne come una condanna definitiva, in contrapposizione alle grandi città e ad altre località particolarmente attrattive, prefigurando un destino irreversibilmente segnato per queste aree. Forti della presenza ancora capillare della comunità ecclesiale sul territorio nazionale, i Vescovi hanno ricordato le iniziative intraprese dalla Chiesa per le aree interne. Tra queste quella del coordinamento nazionale della Caritas per le aree interne, per sostenere le realtà territoriali nell’elaborazione di progetti per promuovere la coesione sociale e la possibilità di rimanere in questi luoghi, a partire dall’ascolto dei bisogni delle persone e dalla mappatura delle risorse locali. Attraverso i fondi dell’8xmille sono state attivate più iniziative: una rete d’infermieri e operatori sociosanitari di comunità; servizi di taxi sociale; la valorizzazione delle risorse locali per occupazione e imprenditorialità.

La lettera sollecita Parlamento e Governo ad impegnarsi, con realismo e senso del bene comune, per invertire la narrazione sulle aree interne ed incoraggiare le buone prassi e tutte le iniziative utili ad accorciare le distanze tra le diverse zone del Paese, valorizzando la storia, la cultura e la vita di questi luoghi. Per questo i Vescovi suggeriscono alcune iniziative concrete: favorire esperienze di rigenerazione coerenti con le originalità locali; incoraggiare il controesodo con incentivi economici e riduzione di imposte; agevolare soluzioni di smart working e coworking; promuovere l’innovazione agricola ed il turismo sostenibile; valorizzare i beni culturali e paesaggistici; definire piani specifici di trasporto; recuperare i borghi abbandonati, proporre soluzioni di co-housing; estendere la banda larga; garantire servizi sanitari di comunità.

Perché il rilancio delle aree interne possa realizzarsi non è sufficiente l’impegno dall’alto di Parlamento e Governo, ma è necessario anche un movimento dall’interno dei territori capace di aggregare tutte le realtà interessate e le risorse disponibili.

Di segni in questo senso non mancano. La Chiesa diocesana, pur nella riorganizzazione in corso, rimane presente su tutto il territorio del Montefeltro attraverso le parrocchie, le associazioni ecclesiali e le associazioni vicine, come le Acli presenti in molti centri del nostro territorio. Vi sono anche interessanti realtà laiche locali attive, che promuovono iniziative per valorizzare e rafforzare le comunità e il territorio. Anche le amministrazioni locali non sono rassegnate al declino, ma attive a sostenere i propri cittadini ed i loro bisogni. Tra gli esempi recenti di queste iniziative vi è il percorso promosso dal comune di Monte Grimano Terme con istituzioni, associazioni di categorie, operatori del territorio e cittadini per una riflessione sul tema di un’agricoltura sostenibile nelle aree montane. Il comune di Monte Cerignone invece ha promosso un incontro con l’Uncem per presentare il Rapporto Montagne Italia 2025, da cui emerge sorprendentemente il dato di un flusso migratorio positivo verso le aree montane dalle altre aree, con valori significativi nei territori del Montefeltro.

In questo anno giubilare siamo invitati a cogliere gli elementi di speranza esistenti, per divenire noi stessi seminatori di speranza nelle nostre comunità e trasformare la speranza in azione.

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