Per noi cristiani la fede non va mai in vacanza, non ci sono momenti in cui si può fare a meno di viverla e di trasmetterla: questo fa parte della nostra missione quotidiana. È facile lasciarsi spaventare dalla parola “missione” se la si pensa solo come vocazione di preti e vescovi, azioni e spedizioni verso paesi poveri per dare aiuto a chi è meno fortunato di noi, …ma è anche tanto altro.
A ognuno di noi è affidata la propria missione quotidiana, ovvero quella strada che scegliamo di imboccare e che ci permette di vivere la nostra fede attraverso i gesti più concreti, attraverso la nostra quotidianità. E proprio da queste missioni siamo circondati ogni giorno, senza nemmeno rendercene conto.
Un esempio che ci permetterà di chiarire quanto intendo dire sono le numerose proposte di cui la nostra Diocesi è stata scenario quest’estate.
Come ogni anno, infatti, i mesi caldi e di relax che corrispondono alla fine delle scuole e alle ferie dal lavoro, sono anche il periodo di proliferazione di proposte volte ai nostri giovani e alle loro famiglie, per permettere ad essi di vivere momenti di vita fuori dall’ordinarietà di tutti i giorni, proposte di arricchimento sociale e di fede, momenti di ritrovo, di messa alla prova di sé e del proprio credo.
Con ciò si intendono quindi i campi scout, i campeggi proposti dalle diverse associazioni, iniziative di vita in comunità e tutti gli eventi che hanno come obiettivo quello di fare del bene a chi ci sta attorno.
E dove sta la missione quotidiana in tutto questo? Chiediamolo proprio a loro, ai volontari che hanno messo a disposizione il loro tempo per far sì che ciò fosse possibile.
Una prima testimonianza è quella del Gruppo Scout San Marino 1-2, appartenente all’associazione Agecs. È Maria Chiara che ne riporta l’esperienza, come Capo tirocinante del suo Reparto. «Lo scautismo è un’esperienza che va oltre la semplice attività ricreativa o educativa».
Per chi non lo vive è sicuramente un mondo difficile da comprendere, in quanto la proposta che viene fatta è proprio quella di uno stile di vita, che durante il campo estivo prende forma in tutti i suoi aspetti.
Anche quest’estate, il gruppo ha invitato i suoi ragazzi a 10 giorni di vita di comunità, vita scout: a stretto contatto con la natura, immersi in quelle che sono le regole del Reparto, basate sui valori del loro credo, 25 ragazzi e 4 capi hanno avuto modo di condividere momenti di gioco, di convivenza, di gioia, di fatica, ma anche e soprattutto momenti di fede, di riflessione e di crescita. È proprio questo che sta alla base di una proposta come un campo scout ed è questo l’intento con cui i capi si mettono al servizio ogni anno.
Come dice Maria Chiara «Gli scout considerano l’offrire il loro aiuto come un modo di esprimere i propri valori religiosi in azioni concrete» e questo è insegnato ai ragazzi in primo luogo attraverso l’esempio.
L’essere capo in questi casi vuol dire accettare che la propria missione quotidiana sia questo: «per noi rappresenta una vera e propria missione, fatta di valori e di ideali (che coinvolgono anche la fede) da trasmettere ai ragazzi, quindi nel mettersi al servizio degli altri».
Una proposta simile ma in qualche modo differente è quella del Campo Famiglie, svolto quest’anno dal 10 al 17 agosto al Villaggio San Francesco a Badia Prataglia. In questa settimana le coppie e le famiglie sono state invitate a vivere in comunità, a sfuggire alle “frenesie turistiche” delle classiche mete vacanziere, per mettersi in gioco in una tipologia di viaggio diversa dal comune: momenti formativi, di dibattito e riflessione, insieme anche a momenti di raccoglimento e di fede.
Il tema della settimana è stato “La famiglia come luogo di speranza”: Cesare, diacono, e sua moglie Rita, hanno guidato le coppie e i partecipanti in un percorso in cui si è distinta la speranza umana, che si lega a eventi e desideri, da quella cristiana, fondata sull’amore di Dio riservato ai nostri cuori.
Momenti di riflessione sulla vita di coppia, di dibattito tra i partner e con i relatori.
«Il ritmo della comunità ci ha dato tempo di riascoltarci come coppia, di ascoltare i figli e di aprirci a nuove conoscenze: un ascolto del cuore guidato anche dalle tracce e dai momenti di riflessione”: questo è quanto riportato da Carlotta e Pietro, partecipanti per il primo anno a questa proposta.
Anche in questo caso c’è un’équipe diocesana dietro a questa offerta che, oltre all’aspetto organizzativo e logistico della vacanza, si occupa anche dell’aspetto emotivo e spirituale dei partecipanti. Mettere la propria fede al servizio di altre persone, portare Dio all’interno di problemi di vita e di coppia, fa di questa missione quotidiana un concreto aiuto verso il prossimo.
Una testimonianza leggermente diversa da quelle raccolte fino ad ora è quella di chi ha vissuto la “Camminata del Risveglio”, una proposta diocesana che ha chiamato persone da diversi paesi a riunirsi in pellegrinaggio domenica 17 agosto al Santuario della Madonna del Faggio all’Eremo del Monte Carpegna.
Lo spirito della camminata è quello di condividere emozioni che solo camminando possono suscitare, del mettersi alla prova anche fisicamente sapendo che la fede ci può supportare. Perciò ognuno dal proprio paese è partito verso uno dei punti di ritrovo, armato di forza di volontà e guidato dalle necessità del cuore. Un momento per portare al Signore per intercessione della B.V. Maria richieste, ringraziamenti, dolori e felicità.
Marco è stato uno dei pellegrini che, insieme al referente Paolo, è partito da Pesaro per poi riunirsi con gli altri partecipanti fino a giungere alla tappa conclusiva, ovvero l’Eremo del Monte Carpegna.
Ricorda di momenti difficili, in cui il percorso si è fatto tortuoso e gli ostacoli più duri: in quei casi la preghiera lo ha sostenuto e lo ha aiutato ad affrontare ogni cosa; ma anche momenti belli, quelli di ritrovo con gli altri pellegrini, persone conosciute o incontrate per la prima volta.
Le parole di Marco a riguardo sono proprio queste: «Nella mia vita quotidiana questa tipo di esperienza riempie molto, perché è un continuo pellegrinare per cercare la Via, la Vita e la Verità!». Ecco, quindi, un altro esempio di missione quotidiana, quella di cercare Dio ogni giorno anche nelle difficoltà, e di farlo in prima linea, dando l’esempio e senza abbassare mai lo sguardo.
Infine, a coronare questo ventaglio di esperienze, Chiara ci parla dell’essere educatrice durante il campeggio estivo del Gruppo Giovani Valconca a Casa Pratogiardino (Talamello). Si tratta di un campeggio interparrocchiale, che ha accolto 43 ragazzi (di età compresa tra gli 8 e i 14 anni) provenienti da diversi paesi della Val Conca, nei giorni tra il 18 e il 23 agosto.
Il tema proposto è stato quello di “Orme di parole” che ha permesso di affrontare temi come la scelta, il viaggio, la violenza e il sogno.
Un’ennesima opportunità offerta ai ragazzi di mettersi alla prova, di accrescere se stessi nell’interiorità, di maturare amicizie e vivere appieno le proprie emozioni.
Come sempre all’interno di esperienze come queste i ragazzi e le ragazze hanno la possibilità di stringere amicizie nuove e profonde grazie alla vita di comunità, che accresce il senso di fratellanza e di condivisione.
Vorrei quindi concludere questa ricerca di missione quotidiana proprio attraverso le parole di Chiara:
«Essere educatrice parrocchiale è un’esperienza che va oltre il semplice servizio: è l’occasione per vivere concretamente il Vangelo. In campeggio ho l’opportunità […] di testimoniare l’amore di Dio attraverso la mia presenza, anche silenziosa.
Anche io ogni volta torno a casa con qualcosa in più: la consapevolezza che la missione non è fatta solo di grandi gesti, ma passa dai dettagli quotidiani, dalla cura, dalla presenza. Essere educatrice parrocchiale è allo stesso tempo una responsabilità e un dono: è un modo per vivere la mia vocazione cristiana, mettendo a disposizione tempo, energie e cuore affinché altri possano scoprire la bellezza di essere testimoni dell’amore di Gesù».
Sara Traversi
